domenica 30 ottobre 2011

Tra le cose che amo c'è la cucina. Questa si avvicina a quella dei miei sogni. Soprattutto per il lavello sotto la finestra che magari si affaccia su un prato circondato da alberi - mi piacerebbero gli aceri che d'autunno si sciolgono in diverse sfumature di colore fino al rosso acceso e poi giallo, arancione, azzurro che s'intravede tra i rami. E forse lavare i piatti a fine giornata - vabbè che sarebbe notte fonda e addio alla vista dell'acero - non sarebbe tutto sommato così spiacevole. Ma non sarebbe spiacevole neanche se dall'altra parte della finestra ci fosse la persona che amo e a quel punto fuori potrebbe esserci anche un muro di cemento e ciò non m'impedirebbe di essere felice lo stesso.

Son cose che si dicono. Ma poi, cara mia, ti vorrei proprio vedere a vivere dentro un vespaio, stretta stretta, con una piccola finestra da cui guardare il mondo colorato da una tenda blu cielo.

Ma il mondo è dentro e non c'è vespaio che possa distruggerlo. Me ne accorgo ogni volta che guardo fuori. E non è che non voglia fare i conti con la realtà (anche se a volte succede), ma ho raggiunto una consapevolezza diversa. Non è esatto. Sono tornata alla consapevolezza inconsapevole di un tempo. Quando sentivo un mostro agitarsi dentro di me e al quale non ho mai dato voce. Un mostro di bellezza, forza, coraggio, speranza, luce e dolcezza. Non avevo un nome per tutto questo e forse non l'ho ancora trovato, ma che importa. Sento di nuovo la sua presenza e tutto mi sembra di nuovo possibile. Il sogno, però, è cambiato. Non è più una cucina con una grande finestra, non è neanche una cucina e basta. E'...per il  momento non riesco a dirlo. Forse si avvicina a questo:


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