sabato 22 ottobre 2011
Il buio nella stanza la mattina mi opprime. Potrebbero essere le dieci come le due come le cinque del pomeriggio e io sarei comunque ingoiata in una bolla di pece. Il fatto è che non posso neanche allungare la mano e alzare la serranda e non solo perché la serranda non è a portata di mano, ma perché è legata al sensore dell'allarme e quindi dovrei alzarmi, scalza, e nel buio a tentoni raggiungere l'altra stanza, disinserire l'allarme e a questo punto fermarmi in bagno, perché la posizione verticale stimola la vescica che è una bellezza e questo a qualsiasi ora del giorno e della notte, con o senza la serranda abbassata. E quindi, sono sveglia. Tutti i tentativi di rinfilarmi a letto e fare finta di avere appena aperto gli occhi, sono vani e infruttuosi. Non che io voglia riaddormentarmi. No. Io vorrei semplicemente svegliarmi con la luce che filtra dai buchini della finestra, osservare il gioco di ombre della camera, percepire che è giorno come gli uomini delle caverne devono averlo percepito all'alba del mondo. Basterebbe ricordarsi la sera di non srotolare la serranda come a proteggersi da un'incursione aliena. Ma la sera mi piace tenere fuori il mondo, per sicurezza tiro anche la tenda. Inconciliabili contraddizioni dell'essere donna.
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