domenica 15 luglio 2012

Le balene lo sanno


Quando finisco un libro – uno che mi è piaciuto molto – chiudo un attimo gli occhi e subito dopo torno alla prima pagina. Non so se sia un modo come un altro per guardarmi indietro, ma mi piace pensare che sia così. Come quando cammino e mi allontano da un punto conosciuto verso qualcosa che si trova oltre lo sguardo e mi volto indietro a osservare la strada percorsa, la distanza, la prospettiva di un paesaggio che sembra diverso. Non credo a chi sostiene che bisogna guardare solo avanti, forse perché non mi piace lasciare indietro la mia vita. Questo mi rallenta un po’, ma pazienza. E’ un bel viaggio e io voglio farlo lentamente, dandomi il tempo anche per fermarmi a rileggere un libro.

E con Le balene lo sanno sono tornata indietro molte volte, sempre con un profondo piacere. Sembrerei esagerata se dicessi che ogni parola è l’inizio di una storia che Cacucci racconta, ma è proprio così che succede. Ci sono balene consapevoli, pirati ribelli, idealisti e rivoluzionari, gesuiti caparbi e antichi conquistadores. C’è la Baja California con i suoi indios sottomessi a lavorare la propria terra, piccoli villaggi sperduti intorno a montagne di sale e deserti interminabili. Paesaggi in continuo mutamento eppure immobili, attraverso cui Cacucci non racconta soltanto un viaggio, ma il bagaglio prezioso della sua esperienza di viaggiatore. Attraverso la musica e le parole, il suo Messico si svela senza presunzione di scoperta ma con la semplicità che appartiene alla particolare commozione di esserci in quel momento, in quell’istante. Che sia durante un’eclissi di luna oscurata dal fumo di una braciolata o di fronte alla grandezza di un mammifero straordinario, non è mai la Storia ad essere raccontata, ma la personale esperienza di un cuore stropicciato e commosso, che diventa riflessione e meraviglia per chi legge.
Ma cosa sanno le balene? Qualcosa che noi abbiamo dimenticato da tempo o che forse non abbiamo mai imparato ma che il Messico – prima di tutti gli altri – ha iniziato a capire.

Alla fine di questa lettura ho un solo desiderio inappagato: quello di mettere magliette e mutande in uno zaino e partire. Perché seguire il viaggio dal sud della Baja fino alla linea di confine con gli Stati Uniti – confine di sogni, speranze, illusioni e droghe – attraverso la cartina disegnata a mano da Cacucci e guardare le foto scattate cercando di entrarci dentro, è una tortura a cui non si vorrebbe dire basta. “Dimmi una parola ancora e parto davvero”.
Ma poi il libro finisce e ti ritrovi come un fesso a fissare una cartina immaginaria e a tracciare linee in aria per ogni sosta o deviazione, lungo quella Transpeninsular che attraversa la Baja per tutta la sua lunghezza. Ma un giorno ci andrò. Oh, se ci andrò.
Forse le balene sanno anche questo.


Addio ti dico, ma non me ne vado
me ne vado, ma non posso
dirti addio

Pablo Neruda 
 

9 commenti:

  1. devo assolutamente leggerlo, me lo segno... io sto leggendo un libro ambienntato in Cornovaglia 'la donna che vestiva di ross'... non male... buona domenica cara <3

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    1. Non ne restarai delusa, io sono al secondo libro dell'autore ma ne ho già pronti almeno altri due sullo scaffale. E' difficile staccarsi da quelle pagine...
      Buona lettura, sia per il tuo romanzo che per il futuro!

      Un bacione

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    2. me lo sono segnato e alla prima occasione lo cerco di sicuro, i libri sono la mia prima passione da sempre <3 un abbraccio cara

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  2. Ecco, avevo adocchiato il titolo del tuo aggiornamento ieri mattina sul blog roll e mi sono detta: 5 minuti alla partenza del treno...non ce la posso fare e poi, soprattutto, me lo voglio gustare e godere fino in fondo.
    Ma ci ho pensato tutto il giorno (di ieri): a cosa sapranno mai ste balene, perchè io quel libro non l'ho mai letto, ma mi hai fatto venire una voglia che non ti dico.
    E quindi adesso me lo andrò a cercare.
    Pure io quando finisco un libro torno alla prima pagina e poi vado a leggermi l'introduzione, la prefazione, la premessa che regolarmente salto perchè prima voglio gfarmi un'idea mia e poi confrontarla con quello che era da premettere e vedere se c'ho azzeccato o non c'ho capito niente. é una psecie di prova e nell'ultimo caso, ricomincio da capo con al nuova prospettiva.
    Poi sottolineo, circoletto, segno parole, locuzioni, modi di dire: e vado a ripescarmi tutto questo, perchè spesso quando un libro finisce ti dispiace proprio tanto uscire dal suo mondo, allora cerchi di prolungare più che puoi.
    Infine (e chiudo giusto perchè come al solito ho il treno, quindi t'ha detto bene!) volevo dirti che ho letto La lunga vita di Marianna Ucria e devo dirti GRAZIE! la prima volta che lo lessi anni fa non entrai proprio nello spirito del tema nè dell'ambientazione, forse l'avevo proprio liquidiato senza manco finire di leggerlo. stavolta mi è piaciuto così tanto che ho avuto voglia di rileggerlo e rileggerlo ancora: bello, appassionante, con una scrittura così raffinata e curata nel dettaglio che ti prende e ti cattura fin nel midollo.
    E poi ho iniziato a spargere la voce e a fargli uan tale pubblicità che è passato tra e mani di mio padre, poi di mio cugino, ora non so di chi altro, e questa è la cosa che dei libri mi piace di più: la catena di passione e condivisione che scatenano!
    Buona giornata cara betel, serena e gioiosa: e tanti baciotti di gratitudine e affetto!!

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    1. Luna carissima...
      sono un po' ripetitiva ma...anche io leggo l'introduzione e prefazioni varie alla fine. E per lo stesso motivo!! Voglio arrivare da sola alle conclusioni, scavare tra le parole senza aiuti esterni. Ma ancora più bello - e sono sicura che lo avrai sperimentato - è leggere insieme a qualcuno lo stesso libro e parlarne poi per ore tirando fuori impressioni, sensazioni e ipotesi. Non ti capita mai di leggere qualcosa che ti colpisce e parlare da sola commentandola? Be', a me si. E in quel momento vorrei non essere la sola ad aver letto quel libro, mi sento intrappolata nell'impossibilità di comunicare un'emozione.

      Ohhhh...felice di sentire che la mutola ha rapito il tuo cuore! Quel modo di scrivere si...ti entra dentro. Ma sai, l'ho trovata una cura del dettaglio senza presunzione. Per me la presunzione è il peggior difetto in letteratura, come nella vita. E la Maraini riesce - in questo suo romanzo almeno - ad esserne priva. Non so bene come dirlo...l'ho trovata una scrittura di "terra", raffinata ma non "pulita", così adatta a descrivere un mondo chiuso, antico, ignorante e spesso crudele e a farlo attraverso una donna senza parola.

      Ora non ti resta che farne un pacchetto e regalarlo a qualcuno, anche se leggo che è già iniziato un fitto scambio :)

      Un abbraccione!!

      Giulia

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    2. Ambè guarda: quella di parlare da soli è consuetudine e inclinazione naturale che nella mia famiglia (dal ramo paterno) si tramanda da generazioni e certamente io non faccio eccezione...
      Che parlottii, quali lunghi e articolati ragionamenti, quante dissertazioni!
      Ma aiutano e servono soprattutto a ricentrarsi e a prendere decisioni importanti:insomma parlare da sola a me piace proprio!
      Però condivido la tua stessa ansia di scambio quando vengo colta da emozioni irrefrenabili e che necessitano di condivisione.
      Non solo: mi arrabbio se per caso mio marito ha letto lo stesso libro ma magari la pensa diversamente (eh lo so, la tolleranza mi difetta un pochetto)...mi sento ancora più in trappola, ma il fatto è che abbiamo gusti un po' diversi in fatto di libri e quando riesco a fargliene apprezzare uno che proprio non credevo mi sento felice!
      Perciò senti, soprattutto in caso di libri, sogni da condividere, o quello che vuoi, non restare intrappolata: scrivi!!! Dimmi tutto, che sfondi una porta aperta!
      E per la scrittura della maraini hai centrato il punto: è raffinata ma senza presunzione, hai detto splendidamente ed espresso anche quello che io non sono riuscita a dire.
      Mannaggia suona il timer del forno per dirmi che i petti di pollo sono pronti e quindi il post sul sasso devo rimandarlo a domani!
      (che poesia...dalla lettertura ai petti di pollo il passo è brevissimo!).
      Ti abbraccio forte. scusami se mi ostino a chiamarti betel, ma ormai è una questione affettiva, cercherò di correggerla!

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    3. ...oddio co sti papirotti prima o poi mi negherai l'accesso ai commenti, già lo so! E meno male che ha suonato il timer!!!!!!!!!!!

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  3. Carissima...che bello sapere che il contest ti piace! Ti aspetto davvero, sono certa che ti divertirai. E poi il giudice è uno davvero ganzo, un piacere poter produrre sapendo di essere letti da un importante giornalista.
    Dacci dentro. Aspetto "la tua commedia". Bacione grande, Pat

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    1. ...e io partecipo davvero, ho già fatto le mie scelte non mi resta che mettermi ai fornelli :) Ma non ti anticipo nulla...giammai!!!!!

      Baciotti

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