Difficilmente
abbandono un libro, sebbene sia uno dei diritti enumerati da Pennac.
Più che un diritto lo reputo un ottimo consiglio, perché la lettura
dovrebbe essere sempre un piacere, per cui trasformare un momento di
piacevolezza con il tedio e l’insoddisfazione è piuttosto da masochisti.
Devo dedurne di essere una lettrice masochista, perché anche se a volte
mi accade di venire meno a quello che reputo un “impegno” con lo
scrittore – quello di dedicargli tempo e attenzione – la maggior parte
delle volte arrivo tenacemente alla fine, esausta. Non
so se lo faccio per riservarmi il diritto di criticarlo fino in fondo
oppure perché non voglio precludermi nulla, aggrappata fino all’ultimo
alla speranza. Quella di non aver sprecato il mio tempo, probabilmente. O
forse c’è una spiegazione più semplice: l’intenzione di dedicarmi a
detestare qualcosa.
In
questo periodo mi sto dedicando a detestare l’Allende, per esempio.
Avevo abbandonato i suoi libri subito dopo aver letto l'autobiografia,
abbastanza deludente. Della scrittrice cilena ho però un ottimo ricordo
della trilogia degli "spiriti", la saga famigliare che attraversa oceani
ed epoche per culminare con la dittatura e una nuova generazione di
donne pronte a lottare. Le figure femminili sono infatti centrali nelle
opere della Allende ed è il motivo principale per cui mi sono lasciata
convincere dal romanzo Eva Luna, acquistato di recente su una
bancarella. Purtroppo il personaggio, che la quarta di copertina
descrive come ribelle e fuori dalle righe, è un soggetto di scarsa
profondità e il romanzo stesso è una sequela di fatti che sembrano
volersi scollare dalle dure implicazioni del reale, assecondando
un'opportunistica neutralità della scrittrice. Non dimentichiamo
infatti chi è l'Allende e cosa rappresenta per il Cile. Con un nome così
importante mi sarei aspettata uno spessore diverso e soprattutto una
riflessione sul contesto storico e sociale, dal momento che il romanzo è
ambientato durante la dittatura. La sua piccola eroina è invece una
creatura leggera e tale leggerezza viene estesa al mondo che la
circonda, trasformando tutto in un'opera di sconcertante vacuità.
Tante, molte parole scritte per dire poco o nulla. Oltretutto la posizione
della scrittrice rispetto agli avvenimenti successivi la dittatura
mi hanno lasciata abbastanza perplessa; semba che la Allende non abbia
voluto sbilanciarsi e che quando lo abbia fatto sia stata invece velatamente
critica nei confronti dell'opposizione nata a contrastare il governo successivo a Pinochet. Un'opposizione ancora fortemente viva nel Cile
attuale.
D'altra parte la cara Isabel vive e prolifca nello stesso paese che ha sostenuto la dittatura nella sua terra e che ha voluto e provocato la morte di Salvador Allende. Perché mi ricorda qualcuno?
Insomma, la coerenza è una merce rara. Ce lo
ricorda Ken Loach con questo corto realizzato dopo l'attacco alle torri
gemelle e raccolto nel film 11.09.11.
Risotto con totani e zucchine
Invece
dei soliti gamberetti (o gamberoni per gli intenditori) perché non
provare i totani? Ho acquistato dal mio pescivendolo quattro totani
piccoli e ne sono rimasta talmente soddisfatta che difficilemente
tornerò al gamberetto nella felice accoppiata con la zucchina. Lo
consiglio, è un primo semplice e dal deciso sapore di mare, che a me fa
tanto sentire in vacanza.
Ingredienti per due persone:
200 gr di riso (io thai)
4 totani piccoli e teneri
1 cipolletta fresca
2/3 zucchine
brodo vegetale
vino bianco
burro q.b.
sale
olio
Tritare la cipolla e
farla soffriggere in poco olio. A parte tagliare le zucchine a quadretti
e tenerle da parte. Mettere nel tegame i totani tagliati a rondelle con
i loro tentacoli e far cuocere a recipiente coperto fino a quando
avranno rilasciato il loro liquido. In questa fase non aggiungere né
vino né brodo. Successivamente sfumare con un po' di vino e lasciar
andare per qualche altro minuto. Aggiungere le zucchine e mescolare. A
piacere unire il prezzemolo o l'erba cipollina, io ho dimenticato questo
passaggio, purtroppo. Entrambe le erbe andrebbero aggiunte alla fine
affinché mantengano sapore e sostanze, ma in genere lo faccio sia prima
che dopo perché mi piace l'idea che l'erba si mescoli con ciò che sto
cucinando.
A parte sciacquare il
riso per almeno tre volte sotto l'acqua corrente e unirlo al condimento.
Mescolare, aggiungere un po' di brodo e continuare a mantecare
integrando liquido fino a cottura. Alla fine unire un pezzetto di burro
per rendere il piatto cremoso, senza però appesantirlo troppo.
Decisamente da rifare!