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martedì 26 aprile 2016

Plumcake alla frutta - due varianti


 
Ho già detto che i brasiliani amano lo zucchero? Ne sono praticamente tossici.
I loro dolci da lontano ricordano i nostri, sembrano torte di compleanno. Da vicino somigliano più a casette di zucchero in cui diete, carie e sensi di colpa si annullano in un unico morso. Eppure non si vedono obesi in giro, anzi, la salute pubblica è un fattore importante nella società brasiliense.
C'è quasi da vergognarsi a vedere certe signore sulla settantina fare la spaccata sugli attrezzi gratuiti sparsi in tutta la città. La forma fisica è tenuta in altissima considerazione, sarà per questo che poi si concedono zuccheri a volontà. Ma il diabete? Dove lo mettono? Probabilmente la dieta alimentare che seguono - che per carità, è principalmente proteica - consente all'organismo di disintoccarsi mantenendo gli zuccheri sotto controllo. E come? Ma mangiando tonnellate di Açai ovviamente!
 
L'Açai è un frutto dell'Amazzonia dalle molteplici proprietà e i brasiliani ne sono ghiotti.
Le bacche somigliano a quelle dei mirtilli e anche il sapore ricorda vagamente i frutti rossi. Vengono schiacciate e lavorate fino ad ottenere una crema tipo gelato arricchita con sciroppo di Guaranà e banana.
Poi ci si può sbizzarrire a volontà con guarnizioni di granola, frutta secca, latte in polvere, banana in pezzi, calda de chocolate e persino di Paçoquita, che fatico a definire dolce in quanto è fatta con la nocciolina americana salata (crea dipendenza, garantisco).
 
Oltre all'Açai i brasiliani mangiano - anzi bevono - tantissima frutta. Qualcuno si ricorda quel gioco che si faceva da bambini in cui si doveva indovinare il frutto? Quando si diceva kiwi era già considerato esotico (e mo indovina kiwi se ce riesci!), qui la varietà è talmente ampia che indovinare diventerebbe una vera sfida; io già fatico a distinguere i nomi sui cardapios e sto sempre a dire "ma questo l'avevo già preso?". Si trova anche il succo di cacao che è ricavato dalla fava, è bianco e molto delicato e non ricorda neanche lontanamente il cioccolato.
C'è poi l'acqua di cocco, che è venduta per la strada ed è estratta sul momento dal frutto verde. E' dolcissima e non sa di cocco, ma dopo una lunga camminata è incredibilmente rinfrescante e piacevole, oltre ad essere un toccasana.
La cosa bella è che, a seconda delle stagioni, basta allungare la mano e cogliere i frutti. Gli alberi sono sparsi in tutta la città e non è raro vedere i brasiliani andarsene in giro con dei lunghi bastoni per far cadere i frutti dai rami più alti. A volte dalle finestre arriva un suono di fronde seguito da un plof: qui di fame non si muore di certo, magari si muore di altre cose ma di fame no.
 
Con tutta questa frutta mi sono messa a cucinare dolci. Vi propongo due varianti, una più classica e l'altra più esotica. Vi consiglio quella esotica se riuscite a trovare dei frutti di buona qualità.
 
 
 Plumcake di maracujà
con mango
 
300 gr di farina
100 gr di burro
150 gr di zucchero
2 uova
succo di maracujà (frutto della passione)
1 mango
lievito
 
 
Mescolare il burro ammorbidito con lo zucchero, aggiungere un uovo alla volta e sbattere fino ad avere un impasto cremoso. Aggiungere il succo di maracujà. Apro una piccola parentesi: la maracujà è conosciuta in Italia come il frutto della passione; dal momento che è praticamente impossibile separare la polpa dai semi, bisogna spremerla fino a ricavarne il succo.
Aggiungere la farina setacciata e infine il mango a piccoli pezzi leggermente infarinati, affinché non si distribuiscano tutti sul fondo. Unire il lievito e mescolare con cura dall'alto verso il basso. Infornare e cuocere secondo usi e costumi dei vostri forni, Oh voi fortunati che possedete un forno elettrico (il mio è a gas non ventilato e mi sta creando notevoli problemi). Usare ovviamente uno stampo da plumcake e far raffreddare completamente prima di togliere dallo stampo e affettare.
 
La variante banane e fragole è praticamente identica, solo che al posto del succo di maracujà bisogna aggiungere tre banane schiacciate (ridotte a purè) e al posto del mango le fragole (q.b. a seconda dei gusti e sempre leggermente infarinate). In questo caso io ho aggiunto anche un po' di latte per rendere l'impasto meno compatto e fare in modo che rimanesse umido.
 
Da provare entrambi, buonissimi per colazione ma attenzione perché finiscono in 15 minuti!!
 

5 commenti:

  1. Ecco, cosa non darei per assaggiare tutta quella frutta sconosciuta! Beh poi sarei curiosissima di provare il succo di cacao che non sa per niente di cacao. Farci un plumcake mi sembra un' ottima idea per valorizzare tutto quel patrimonio. E il fatto che i frutti si colgano dsagli alberi in città mi fa venire ancora più voglia di andarmene da qui!
    Ancora baci!

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    1. La frutta è un vero patrimonio, hai completamente ragione! Devi venirmi a trovare presto cara Luna, magari apriamo un piccolo ristorante!
      Un abbraccio grande
      Giulia

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  2. Maracuja e mango....troppo buoni, chissà che fantastico profumo che sprigionava questo dolce!!!

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    1. Sui profumi sprigionati dal forno parlerlò presto, sappi soltanto che purtroppo le materie prime come la farina sono molto povere e di scarsa qualità da queste parti. Difficilmente profumano, purtroppo. La frutta per fortuna aiuta!!!
      A presto Mila e alla prossima ricetta!
      Giulia

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  3. Buonissimo, complimenti per la ricetta!

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