Amo gli animali ma non ho pietà per gli insetti. Riesco ad avere compassione per la vongola buttata viva in padella (quando l'ho fatto mi sono documentata sulla sua capacità di soffrire e ho dovuto comunque sforzarmi per convincermene) ma non per animaletti di varie taglie con ali, occhi da vespa o bavose zampette felpate da microscopici peli. Gli insetti non sono altro che mostri alieni rimpiccioliti. Si sa che la fantascienza trae ispirazione dalla realtà, giocando sulla sua ricombinazione. Ma a volte senza neanche ricombinarla, la natura offre uno spettacolo talmente vario e stravagante, da sembrare di un altro pianeta. A questo punto mi chiedo come saranno gli insetti di una Terra confinante, se i nostri sono già tanto brutti.
Si, brutti. Diciamolo con franchezza: anche la farfalla. Le ali? Una montatura scenica. Sono vermoni con tre zampe e tubi avvolgibili al posto della bocca. Per non parlare delle laboriose formichine che viste da vicino - con quelle chele mastica-e-divora - e il corpo snodabile sono tutt'altro che rassicuranti. Se non fosse per le dimensioni saremmo fottuti, dal momento che gli insetti sono una grande, immensa famiglia di oltre un milione di specie, pari ai cinque sesti dell'intero regno animale (Wikipedia docet). A capo di tutta la tribù domina Mr. Ragno, con ben otto zampe e quattro paia d'occhi (!!!), un sistema nervoso centralizzato da fare invidia al nostro e un corpo con la filiera incorporata per la fabbricazione di quello che è considerato il miglior materiale presente in natura: la ragnatela. Un piccolo predatore - e in alcuni casi neanche troppo piccolo.
Da bambina schiacciavo i ragni che s'insinuavano nella mia camera con le copertine rigide dei libri (per andare sul sicuro) e non li rimuovevo fino al mattino dopo. La caccia al ragno era d'obbligo dal momento che vivevo in campagna (ormai ex campagna). La scolopendra invece era più difficile da catturare, a causa delle sue 21/23 zampe. Un insetto con il turbo, ossessione delle mie notti in bianco.
Eppure sono anche loro creature di Madre Natura e la loro presenza è tanto importante quanto la nostra. Anzi, sicuramente di più. L'uomo è ormai un essere che vive al di fuori della catena alimentare. A scuola mi hanno insegnato che il più grande mangia il più piccolo fino a chiudere il cerchio, ma l'uomo si è auto proclamato padrone del cerchio in una teoria homo centrica. Ovvero si è posto al centro della catena - in una posizione privilegiata - e mangia a suo piacemento grandi, piccoli e minuscoli. Persino invisibili, se consideriamo i virus. Per questo - nonostante l'avversione verso i lillipuziani di questo mondo (pensateci, sono gli unici a non avere dei "cuccioli" che vorremmo tenere in casa, ovvero le larve) - hanno tutto il mio rispetto. Il mondo non sarebbe probabilmente così bello e variegato se non ci fossero loro a impollinarlo o a renderlo curioso, stravagante, insolito.
Da quando sono arrivata a questa consapevolezza non uccido più ragni, anzi, tutto questo panegirico era per dire che da qualche mese ospito un ragnetto nello specchietto della mia auto e deve trovarsi anche bene perché sta allargando i suoi confini ogni giorno di più.
Qualche giorno fa sono stata fermata dalla polizia a causa di un sorprasso infelice e oltre a sbattere gli occhi, ostentare la mia disoccupazione, confidargli che stavo andavo di corsa dal dottore (vero!), sono riuscita ad evitare la multa anche grazie al mio amico a otto zampe: "Signorina, si vede che lei prende poco la macchina, le crescono anche le ragnatele sullo specchietto. Vada, circolare..." Se Ragno non porta guadagno, almeno porta risparmio.
E ora, a voi che siete riusciti ad arrivare fino a qui illesi (o illusi?) svelerò la ricetta del giorno. Ma solo a voi. A tutti gli altri si spegnerà il computer... ORA!
Ingredienti:
200 gr di spinaci freschi
4 patate
parmigiano
latte
sale
pangrattato, olio e burro q.b.
Ho trovato questo piatto nel blog di
Dolci peccati di gola e me ne sono impossessata apportando le mie consuete modifiche. In verità ho solo voluto alleggerirlo, perché la sua ricetta prevedeva mozzarella e sottilette, ma io ho preferito farne a meno per avere un piatto meno "consistente". Buono come secondo - in discrete porzioni - ma nella versione light anche come contorno.
Iniziare pulendo bene gli spinaci (io ho usato quelli freschi ma i cubetti surgelati sono sicuramente più versatili) elimando la terra e togliendo i gambi più duri. Lessarli in poca acqua e tagliarli grossolanamente. Affettare sottilmente le patate e disporne un primo strato in una teglia precedentemente imburrata, oliata e cosparsa di pangrattato. A seguire unire il parmigiano (siate generosi), gli spinaci (salate) e ricominciate il giro, bagnando ogni strato con il latte (non troppo, regolatevi con il tempo di cottura, lo sformato non deve galleggiare). Terminate con uno strato di spinaci e infornate a circa 180° per una mezzoretta. Come giustamente suggerisce la nostra blogger, da gustare tiepido è ancora meglio!